Federico Ozanam.2. Amelia Ozanam l’importanza della S. Scrittura per l’amato marito. #federicoozanam #approfondimenti

Per seguire il primo episodio sul beato Federico Ozanam cliccare qui.

“Se qualche cosa mi consola nel lasciare la terra prima di aver fatto quello che ho voluto, e di
non aver mai lavorato per gli elogi degli uomini, ma servizio della Verità“

Amélie Ozanam, moglie del beato Federico, ci racconta gli ultimi giorni e le ultime parole del tanto amato sposo in alcuni documenti che poi aveva trascritto per la memoria da lasciare al caro amico padre Lacoridare. Nella testimonianza di Amélie si sottolineano tre elementi importanti per noi:

1) il beato Federico soffriva di una malattia gravissima ai reni.

Per guarire aveva provato tante cure purtroppo in efficaci, e che in alcuni momenti questa malattia sembrava essere superata ma poi improvvisamente si ripresentava. Questo non ha mai fatto perdere la speranza al beato Federico.

2) il suo sollievo fu la lettura della Sacra Scrittura, che leggeva in greco ogni mattina.

Qui è interessante quello che ci dice la stessa Amélie riportando una testimonianza del beato Federico che legge la scrittura “ma quando poteva portare il suo pensiero sui salmi e sul libro di Giobbe, non si rendeva più conto del tempo e parlava in maniera sublime; questa lettura della Bibbia lo coinvolgeva
talmente che ne memorizzava le parole e quando al mattino mi avvicinavo al suo letto mi
diceva per prima cosa le parole di un versetto della scrittura“

Vediamo allora la centralità della lettura biblica della sacra pagina per il per il beato Ozanam. La scrittura qui ha un valore di essere riconosciuta dal beato Federico come pagina scritta si dà mano d’uomo ma
allo stesso tempo con l’ispirazione di Dio e dello spirito Santo. Il beato Federico quindi entra
in una dimensione trascendente e sacra, tale da essere trasfigurato dalla stessa Sacra Scrittura.

Quindi cari clubbbers sull’esempio del beato Federico anche noi possiamo essere trasfigurati dalla lettura della scrittura.

3) L’abbandono a Dio.

Secondo la moglie, il Beato Federico si sentiva colpito a morte ferito gravemente perché colpito dalla malattia in giovane età; e non si lascia mai andare a lamenti o a maledizioni ma anzi solo a benedizioni. Questo anche credo sia un effetto della intimità della sacra pagina cioè dall’essere continuamente effuso dalla parola di vita eterna il beato Federico saprà riempire di eternità ogni momento, anche quello più sofferente. Al punto tale che nel momento della morte risponde al suo amico che gli aveva detto “coraggio figlio mio abbiate fiducia in Dio“ a cui il beato Federico rispose “perché dovrei temere Dio?
L’amo tanto“

Allora la testimonianza della moglie Amelia ci fa capire che l’effetto più forte della vicinanza con i sacri testi: Ozanam è portato ad amare Dio anche in punto di morte, che è momento in cui normalmente e naturalmente si avrebbe più paura.

Questo effetto è ciò che può provocare anche noi: l’abbandono a Dio.

La Bibbia sia un compagno di strada per i momenti di gioia e difficoltà, per udire la parola di Vita Eterna.

fr Gabrele Giordano M. Scardocci OP

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