Recensioni e consigli libri OTTOBRE 2023 #recensionilibri

Il vento soffia dove vuole di Susanna Tamaro edito da Solferino: a trent’anni di distanza da “Va’ dove ti porta il cuore”, ci regala un libro epistolare, che sonda i sentimenti nascosti del cuore Diciamo che ho deciso di leggere questo libro per il titolo: una frase che adoro del Vangelo di Giovanni detta da Gesù a Nicodemo, che lo stava interrogando. Un libro intenso, che si legge in un lampo. Chiara, una donna sessantenne, insolitamente sola in casa, scrive tre lettere: una alla figlia adottiva Alisha, la seconda alla figlia diciottenne Ginevra e l’altra a suo marito Davide (affinché un giorno la possa leggere il piccolo Elia appena arrivato nelle loro vite). Le lettere, scritte in modo diverso perché con destinatari differenti, parlano d’amore, d’affetto in un modo sincero e intimo. È come se il lettore entrasse in comunione coi sentimenti della protagonista che si mette praticamente a nudo e racconta profondamente la sua vita attraverso gli occhi dei suoi interlocutori. Bellissimo. Da leggere! Voto 4.5 su 5

Ne La vita è bella. Nonostante di Sveva Casati Modignani, edito da Sperling & Kupfler, ritroviamo le protagoniste dei precedenti romanzi che compongono la serie “Festa di Famiglia”: Carlotta, Gloria, Maria Sole e Andreina. Amiche inseparabili, che si ritrovano di nuovo di fronte a segreti, amori complicati. In questo capitolo, scopriamo la vita di Ermellina, madre di Carlotta, che deve affrontare un lutto che le squarcia l’anima. Maria Sole va avanti con il suo asilo nido, Andreina cresce la sua bimba Viviana da sola, mentre il passato torna a farle visita, e Gloria vive un amore combattuto per Sergio. Un romanzo, in cui le voci delle varie donne si alternano e in cui è difficile non immedesimarsi. Da leggere. Vola via in un attimo! Voto 4 su 5

Non posso non parlarvi di Non ho ucciso l’Uomo Ragno. Gli 883 e la ricerca delle felicità di Mauro Repetto con Massimo Cotto, edito da Mondadori. Mauro Repetto, co-fondatore degli 883, con Max Pezzali, ci parla a cuore aperto della sua vita e della sua “scomparsa” dai radar, subito dopo il grandissimo successo avuto nei primi anni 90. Su questa “dipartita” sono nate leggende metropolitane e ora, a distanza di trent’anni, Repetto ci parla di quegli anni. Sono cresciuta con gli 883: nel 1992 ero un’adolescente completamente innamorata delle loro canzoni. Repetto si mette a nudo e scopriamo la sua anima e le sue avventure al limite dell’inverosimile. È un libro che mi ha riportato indietro con gli anni, anche se mostra una scrittura, a tratti, un po’ ridondante. Repetto non ha ucciso l’uomo ragno: ha fatto scelte controcorrente per ritrovare la sua identità. Avevo intuito che l’anima di molte canzone fosse lui, perché negli album da solista di Pezzali mancava quel taglio brioso e quei ritornelli accattivanti che ti entrano in testa. Sfido chiunque a ricordare qualche canzone di Pezzali recente senza la targa 883. Oggi ancora riempie palazzetti e stadi con le canzoni degli anni 90, a firma 883. Pezzali si è fermato là a 50 anni e passa anni con camicia, jeans e cappellino a cantare storie di 30 anni fa: non è uscito dal sogno, intrappolato nel disegno fumettistico di un ragazzo di provincia. Ebbene, Repetto, al contrario, non si è lasciato cullare dal successo, ma ha seguito i suoi sogni e il suo cuore. Ha perso soldi, è caduto e nell’anonimato si è ritrovato. Io spero che scriva ancora qualcosa in musica: ho ancora il cd del suo album “Zuccherofilatonero” e credo abbia ancora tanto da raccontare, per le sue esperienze di vita. Da leggere! Voto 3.5 su 5

Un libro che mi ha piacevolmente colpito è Inspira, espira, uccidi (La mindfulness che uccide Vol. 1) di Karsten Dusse, edito da Le chiocciole. Un romanzo scritto molto bene, che ci regala un giallo di tutto rispetto. Il protagonista, Björn, avvocato di successo, utilizza i principi della mindfulness per gestire lo stress. Durante un weekend da passare con la figlia (la piccola Emily), il professionista risponde ad una telefonata, con il più pericoloso dei suoi clienti, che cambierà il corso della sua vita. Bjõrn si ritroverà a uccidere e a prendere in mano delle situazioni spinose. Un libro che scorre veloce fino alla fine e che coniuga elementi di psicologia con il giallo. Da leggere! Voto 4 su 5

Un romanzo imperdibile è Il vento conosce il mio nome di Isabel Allende, edito da Feltrinelli. Amo questa scrittrice, che ogni volta fa fare un viaggio bellissimo nei sentimenti ai suoi lettori. Da quando, più di venti anni fa, ho letto “La casa degli spiriti”, me ne sono innamorata follemente. I fili narrativi sono due: uno ambientato a Vienna, nel 1938 ,che vede come protagonista Samuel Adler, che viene messo, a soli 6 anni, su un treno per salvarsi e che avrà come compagni di viaggio un violino e la solitudine. L’altro vede Anita Díaz, nel 2019, in Arizona salire su un altro treno per rifugiarsi negli Stati Uniti e scappare. Anche lei fa i conti con la solitudine e, nella sua testa, cerca rifugio su una stella di nome Azabahar. Qui, troviamo anche Selena Duràn, assistente sociale che cerca di ritrovare la madre di Anita. Il libro procede, intrecciando i fili del destino di questi due bambini tra passato e presente. Bimbi che vivono il dolore estremo delle scelte dei propri genitori ma che, nonostante tutto, non smettono mai di sognare. Un libro di speranza, di amore, sofferenza e dolore. Bellissimo. Assolutamente da leggere! Voto 5 su 5

Per i gialli, non posso non parlare de La morra cinese di Marco Malvaldi, edito da Sellerio. Si tratta di un romanzo interessante, che ci porta a Pineta, tra i vecchietti del Bar Lume. Al governo comunale, ora c’è la destra, che ha vinto le elezioni. Massimo fa i conti con la nascita della piccola Matilde e l’arrivo di un resort… Ma i nostri cari vecchietti si trovano alle prese con il cadavere di uno studente della Normale di Pisa, ritrovato nel parcheggio retrostante il municipio. Con la solita ironia toscana, Massimo, gli arzilli vecchietti e il vicequestore Alice Martelli si ritrovano a indagare… Carino. Piacevole da leggere. Voto 4 su 5

Alla fine è sempre all’improvviso è l’ultima fatica letteraria di Don Marco Pozza, edito da Edizioni San Paolo. Ho letto quasi tutto di don Marco e anche questo romanzo colpisce nel segno. Ci troviamo nella vita di Giulio e Giacomo. Un equilibro precario di amore e odio e sullo sfondo un paese che viene sconvolto da un imprevisto. Quello che accade ridisegnerà una nuova geografia dei sentimenti. Don Marco fa fare un viaggio che ricorda il suo cammino con altri compagni che ha incontrato nella sua vita. Nulla si può dare per fermo perché la vita è fatta di esperienze belle e altre oscure dove non si possono portare le arance perché il sole non può entrare coi suoi raggi. Il passato è una terra polverosa che va attraversato perché la meta è un orizzonte sconosciuto dove tutto può ancora accadere. Scritto molto bene. Da leggere! Voto 4.5 su 5

Infine, per i cento anni dalla nascita di Italo Calvino ho deciso di rileggere un suo libro che ho amato profondamente: Il barone rampante. L’ho letto nell’edizione Mondadori per ragazzi, leggendolo anche a mio figlio. La storia narrata è quella del Barone Cosimo Piovasco di Rondò, un ragazzino ribelle che, a dodici anni, decide di salire su un albero per non ridiscenderne mai più. Questo libro fa parte di una trilogia contenente “Il  cavaliere inesistente” e “Il visconte dimezzato” ed è considerata uno dei capolavori di Italo Calvino. Un racconto suggestionante e ricco di avventure, che parla con leggerezza di libertà. La vicenda si colloca in un preciso periodo storico: l’Illuminismo e la Rivoluzione Francese, a cui lo scrittore sa dare connotati fiabeschi, raccontando il mondo tra realismo e fantasia. La fuga dal mondo del piccolo barone, non è un fuggire dai rapporti umani, né dalla società: la storia di Cosimo, infatti, rappresenta la volontà di un uomo che vuole seguire fino in fondo se stesso. Il protagonista si è imposto una regola propria, perché senza di essa non avrebbe avuto un’identità da presentare a se stesso e agli altri. Cosimo decide di salire a vivere sugli alberi non come un “misantropo”, ma come un uomo coinvolto nel suo tempo e che partecipa alla vita degli uomini, agisce altruisticamente e aiuta gli altri; nella consapevolezza che “per stare davvero con gli altri, l’unico modo era separarsi dagli altri”. Bellissimo. Assolutamente da leggere e rileggere. Voto 5 su 5

Maria Alessia Del Vescovo


Recensione “I delitti di Fjällbacka” (a cura di Alessandra Fusco): 12


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