I profeti nella loro esperienza specifica.#profeti #geremia #amos #osea #abacuc #daniele #isaia

Dagli appunti di fr Gabrio. Approfondiamo nello specifico alcuni profeti.

1. Isaia nelle sue tre parti[1].

Il libro di Isaia è un rotolo assai ampio composto secondo il calcolo masoretico di 1273 versetti ed è comunemente suddiviso in tre parti. Infatti, secondo gli studiosi probabilmente sono tre autori diversi, ma l’articolazione interna di ciascuna parte è ancora oggi oggetto di dibattito.

Per questi motivi parliamo di un Proto o primo Isaia (1 – 39), di un deutero o secondo Isaia (40 – 55); infine di un terzo o trito Isaia (56 – 66).

Complessivamente diremo dunque che le linee teologiche fondamentali isaiane, sono le più articolate e più complesse di tutto l’Antico Testamento. Isaia, infatti prende le mosse dalle tormentate vicende che vedono Gerusalemme minacciata dal dominio assiro. In quel momento, infatti, gli eserciti assiri stanno invadendo il paese e seminano distruzione. Così Isaia, figlio di Amoz, prima di accusare la violenza arrogante degli stranieri esorta il proprio popolo al discernimento suggerendo di vedere nel male subìto la manifestazione di un’ingiustizia che era praticata già all’interno della comunità ebraica. Perciò Isaia annuncia che il male viene concettizzato a livello personale e la punizione di Dio che procurano le sofferenze e la morte (Is 1, 2 – 31).

Perciò il castigo viene annunciato nella forma delle maledizioni, come se fosse una sanzione della mancata osservanza delle clausole di alleanza. in tal senso, dunque, la descrizione dei colpi dei nemici secondo Isaia possono essere assimilate all’azione del padre che corregge il figlio ribelle (1,4- 6).

Dunque, Isaia redarguisce il popolo e lo precede in un cammino di purificazione che permette agli ebrei di purificare il cuore indurito. Dunque, lo scopo dell’intervento del Signore tramite il profeta è quello di ricostituire il popolo eletto nella sua peculiare identità di popolo Santo, di essere quella nazione scelta per essere luce e strumento di salvezza per tutti (2,1- 5).

La morte è dunque ineludibile e pur tuttavia non segna la fine del pio ebreo. Il Dio vivente è in grado, perciò, di agire nei frangenti più oscuri pensiamo ad esempio che quando ormai le speranze sono spente una giovane partorisce (7, 14) oppure da un tronco d’albero spunta un virgulto (11,1- 9). L’aggressore ingiusto per decreto divino viene punito e annientato; così i figli di Israele e Giuda possono ritornare cantando la bontà del Signore (10,5 – 34).

Il passaggio dalla morte alla vita coinvolge la figura di un re, di un unto o un messia come colui che ricostituisce la giustizia. Si offre come il naturale strumento del ristabilirsi del diritto, del superamento dell’idolatria e del ritorno al corretto esercizio della virtù, della giustizia e della pratica religiosa E infine anche come fine del dominio su quanti invadono impunemente la regione.

L’immediato crollo dell’impero babilonese testimonia che la promessa profetica si è avverata. Dio è dunque annunciato e riconosciuto qual artefice del mondo, colui che è superiore e autentico creatore del cielo e della terra (Is 40). Per questo, il profeta invita alla testimonianza nei confronti delle Nazioni pagane della grandezza di Dio. Il profeta si costituisce proprio quale servo sofferente ( 42,6; 49,6) che sarà strumento di alleanza per tutti i popoli non ebrei . si perviene perciò riconoscimento della Signoria di Dio in Isaia proprio mediante il servo sofferente.

Se proviamo a ricordare, proprio questo rotolo viene consegnato nelle mani di Gesù nella sinagoga:

Luca 4,16- 21

Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. 17 Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto:

Lo Spirito del Signore è sopra di me;

per questo mi ha consacrato con l’unzione,

e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio,

per proclamare ai prigionieri la liberazione

e ai ciechi la vista;

per rimettere in libertà gli oppressi,

e predicare un anno di grazia del Signore.

Poi arrotolò il volume, lo consegnò all’inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora cominciò a dire: «Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi».

Gesù trova nel rotolo di Isaia l’annuncio del proprio ministero rivolto alle pecore disperse della casa di Israele e alle genti. In Gesù si realizza la missione del figlio di Israele iscritta nell’alleanza. Tutti gli israeliti e i credenti sono chiamati a diventare perciò re profeti e sacerdoti affinché Gesù che è l’ultimo servo sofferente sia il primo servo sofferente per tutte le genti conoscano l’unico Dio, che è il Dio con noi.

2. Geremia[2].

Il profeta Geremia agisce nel periodo che va dal 626 al 609 a. c. circa cioè parzialmente Sotto il Regno di Giosia, nel periodo delle due guerre contro l’Egitto, a cui seguirà il periodo di esilio in terra babilonese:

Vediamo i temi fondamentali:

  1. Identità del profeta

Geremia ne descrive la persona:

  •  Come uomo appassionato di Dio. Il profeta vive l’incontro con la Sua Parola, quale incontro esistenziale. (Ger 1, 18 – 19).
  • come uomo che parla al popolo, conoscendo che esso ha tradito l’amore di Dio seguendo idoli e vanità.  Lo invita perciò alla conversione (3,22) e a superare una interpretazione superficiale della storia e degli eventi (23, 9 – 40).
  •  Come uomo che ha molte relazioni interpersonali: sia col re sia con l’intero popolo. Egli ha molti nemici perché il suo annuncio è scomodo (36; 37, 4.17) ma ha pure tanti amici che lo aiutano nei momenti di difficoltà (38, 7 – 13)

b) Denuncia il peccato di Israele

– mostra il peccato come radicale lontananza da Dio e momento in cui l’uomo diviene sordo e cieco di fronte alla chiamata di Dio. (5,1; 2,29).

– proprio a causa del peccato invita il popolo a convertirsi. (2,35).

c) Offre l’annuncio salvifico:

– tale annuncio viene raccolto in diversi oracoli (30 – 31)

– una novità totalmente inaspettata che Geremia introduce nella profezia: avverrà un nuovo esodo come raduno della dispersione e ritorno alla terra (Ger 6, 14 -15// 23, 7 -8; 30,3; 31, 8,12).

– la salvezza è frutto totalmente gratuito di Dio.

Come leggiamo ad esempio:

Geremia 31, 20

Non è forse Efraim un figlio caro per me,

un mio fanciullo prediletto?

Infatti, dopo averlo minacciato,

me ne ricordo sempre più vivamente.

Per questo le mie viscere si commuovono per lui,

provo per lui profonda tenerezza».

3. Amos[3]

Il profeta Amos vive al tempo di Ozia re di Giuda e Geroboamo re di Israele , e lui stesso dice che vive due anni prima del terremoto  israeliano quindi circa nel 750 a.c..

  • Originario di Tekoa vive in un periodo tranquillo per il Regno del nord.
  • non è profeta di “professione” ma originariamente un mandriano e raccoglitore di sicomori.

Amos si rivolge a denunciare l’ingiustizia tra i popoli. In particolare, denuncia contro la pratica cultuale di Israele che ultimamente ha rivolto pratiche idolatriche verso le divinità pagane. Israele rifiuta definitivamente Amos, rifiutando al contempo così il suo intervento quale intervento salvifico divino (Am 7, 10 – 17).

4. Osea

Il profeta Osea vive nel Regno del nord fra il 750 e il 725.

Questo è un periodo molto difficile per il popolo ebraico, perché è il momento più forte della penetrazione assira. Osea ha sottolineato più volte che il popolo di Dio si è prostituito: utilizza la parola noveiah per indicare prostituzione. Un vocabolo molto forte. Infatti, con questo termine si esprime che Israele esattamente cioè come una donna che ha tradito l’amore di Dio, cioè come sposa che si è svenduta ad altri amanti, esattamente come Israele si è offerta popolazioni pagane estranee alla rivelazione.

L’analogia utilizzata da Osea (Os 1,2)  è che nella ricchezza e nel benessere Israele dimentica il suo Dio, esattamente come una donna che dimentica suo marito.

5. Ezechiele[4]

Il profeta Ezechiele vive ed agisce tra il 593 e il 571, appartiene alla classe ebraica sacerdotale ed è testimone della distruzione di Gerusalemme e della deportazione in Babilonia. Proprio in questo periodo nel 587 perde improvvisamente la moglie. Egli è critico in maniera molto forte degli abitanti di Giuda e Gerusalemme. Nella sua scrittura profetica usa un linguaggio legato principalmente al culto.

Il messaggio di Ezechiele si può sintetizzare in questi passaggi:

a) mostra la presenza gloriosa di Dio.

La gloria (kabod) indica la presenza divina che irrompe nella storia in tutto il suo splendore e la sua bellezza.

b) sottolinea la centralità del culto.

perché il culto e teofania divengono luogo di incontro con Dio; la profanazione di Gerusalemme vuol dire al contrario respingere la presenza di Dio.

c) tutto questo avviene mentre il popolo di Dio pian piano viene meno perché viene introdotto il peccato fondamentale.

Secondo Ezechiele questo peccato fondamentale è costituito dall’orgoglio come innalzamento di se stessi e considerare da parte dell’uomo di essere al pari di una divinità. L’orgoglio quale crescita della superbia e dell’egoismo conduce ad una logica di potere e violenza. Ma allo stesso tempo Ezechiele introduce la presenza di un peccato personale; infatti, l’uomo non risponde al peccato di chi c’era prima di lui ma esclusivamente a quello personale; Anzi può affrancarsi dal peccato personale, liberarsene e scegliere invece una via rivolta a Dio.

Infine, un altro tema trattato da Ezechiele è il tempio ricostruito. Questo è importante perché il tempio riporta una fonte di vita cioè la presenza di Dio per l’uomo.

6. Abacuc[5]

Le linee teologiche che rinveniamo all’interno del testo del profeta Abacuc sono fondamentalmente tre:

1. La domanda umana

Abacuc nel suo breve testo vuole rispondere a due grandi domande e cioè

a) perché Dio è in silenzio di fronte alla oppressione dei giusti e dei suoi fedeli?

b) perché mai bisognava assistere al sopruso dei malvagi contro gli onesti cittadini cioè perché si doveva sottostare alla tirannia di una nazione idolatra contro il popolo devoto all’unico vero Dio?

In questo senso ci sembra che Abacuc a differenza dei libri sapienziali (Sapienza, Qoelet, Giobbe ecc) non pone un’analisi filosofica teoretica e razionale. Al contrario, invece attende una risposta che provenga per ispirazione sovrumana, una risposta che provenga direttamente da Dio senza diciamo così riflessione umana. Dio infatti, è in grado di rispondere a queste due domande.

Al primo interrogativo Dio assicura che non è in silenzio ma questo silenzio è preparatorio a suscitare un valido strumento del suo giudizio che metterà freno alle angherie e ai disordini della stessa comunità giudaica (Ab 1,5- 6) .

Al secondo interrogativo si dice che quando le attese di liberazione e di pace sono vanificati per la malvagità dei giustizieri allora il profeta ha invitato a guardare più lontano a una nuova realizzazione del giudice divino a guardare Che Dio è colui che dona giustizia e vita che il giusto può camminare sempre con gioia al riparo da tutte le ingiuste angherie (2, 3 – 4; 3, 18 – 19).

Vediamo allora nel dettaglio la risposta del Signore ad Abacuc.

Nella prima risposta Dio indica al profeta come segno del tutto speciale proprio l’arrivo dell’esercito babilonese che metterà a tacere l’arroganza dei capi giudei; sono i babilonesi che procureranno un immediato sollievo ai deboli e agli indifesi. (Ab 1,5.12). Forse il passaggio è paradossale: Dio usa la forza dei Pagani, quelli considerati malvagi e ingiusti, per correggere la cattiveria dei suoi eletti.

Il problema della violenza e delle ingiustizie però sembra almeno momentaneamente irrisolto. ma il profeta che conosce questa soluzione e deve averla sempre presente per poterla attuare con i suoi discepoli e presentare al popolo. Certo, il profeta non esplicita chiaramente qual è la soluzione definitiva; dice solo che questa soluzione in modo generico. Questa deve essere attesa con massima fiducia. Alla fine, infatti i popoli nemici cadranno (Ab 2,5 – 20). Abacuc sebbene in fondo non risponde in maniera esplicita all’interrogativo ma afferma con certezza di fede che c’è una rivelazione del supremo dominatore e il signore degli eventi, clemente e benefico verso chi rimane sempre fedele.

Ci si domanda allora se la via di sollievo per il credente sia è assolutamente eliminata o ci sono degli aiuti concreti per chi si affida a Dio.

Certamente il credente, secondo Abacuc, che vive una profonda intimità con Dio, sa che solo da Dio può provenire la liberazione, lui solo è in grado di dissipare ogni incubo e ogni incertezza. Ma è necessaria una luce che venga da molto lontano, che travalichi i confini dell’essere finito e contingente e rischiari in qualche modo i misteriosi piani del Coordinatore di tutta la storia.

Dunque, l’angoscioso ebreo orante può sentirsi rassicurato dinanzi alle prepotenze e le ingiustizie perpetrate verso di lui dai suoi simili perché sa che Dio guida tutti gli eventi e che tutto possa servire ai fini divini.

Ma questo è un sollievo momentaneo perché le difficoltà le penalità le sofferenze della vita torneranno. Così Abacuc sa che verrà un go’el, liberatore, cioè un sano e Santo liberatore che gli donerà la pienezza della libertà. (2,2)

Come scrive Gaetano Savoca:

“Solo un’autentica rivelazione del vero Dio, quale è quella ebraico-cristiana e con l’ausilio di una illuminazione sovrumana (la fede) può rischiarare con sufficiente certezza il grande enigma delle angosce terrene e permettere al cuore umano perfino di essere contento di sopportarne l’amaro prezioso peso (Gv12, 27-28).”[6]

7. Daniele[7]

Il libro del profeta Daniele ci racconta di Daniele.

Questa figura leggendaria nota a tutto il mondo israelitico per la sua rettitudine e giustizia, è conosciuta dalla tradizione di Israele. Citata ad esempio da Ezechiele (Ez 28,3) come pure dalla tradizione di Canan. Il nome Daniele vuol dire Dio giudica e dunque a questo personaggio sono attribuite vicende e visioni, le quali celebrano la regalità del Signore, e riconoscono lo status di supremo giudice e Salvatore della storia e degli uomini.

Questo testo è l’unico, nella sua particolarità, che ci è pervenuto sia in ebraico, sia in aramaico sia in greco. Nelle sue profezie si legge l’annuncio più preciso del sopraggiungere del figlio dell’uomo (7,13) del Cristo ucciso senza colpa (9,26) e della resurrezione dei giusti (12,2).

Volendo un po’ quindi delineare le linee teologiche fondamentali diremo così Daniele sollecita la speranza nell’avvento del Regno di Dio. Dio nonostante le avversità presenti sa sostenere l’uomo, fino a vincere la morte e rendere inerti le fiamme (1,15; 3, 94 – 96; 6,23) Ma il suo dono principale è quello di donare la vera Sapienza che consente di comprendere il senso della storia. La storia infatti è sempre orientata alla salvezza nonostante non sembri il momento concreto testimoniare il contrario. Solo quando il vero culto è interrotto a causa dell’esilio, il Pio ebreo giunge a comprendere che il sacrificio gradito a Dio coinvolge la stessa persona del credente ed egli con la sua vita e testimonianza esprime la grandezza del Signore e ottiene così l’espiazione delle colpe.

Questa espiazione che prende il nome di purificazione dei peccati, ristabilimento delle alleanze, compimento di ogni profezia si attua realmente quando alcuni saggi perseverano nella pratica e nell’insegnamento della legge dei padri a costo anche della loro vita incolumità vengono così sottoposti a tante prove (7,4 – 8.21; 8,23 – 25; 11, 32 – 35; 12,3). Ma all’interno della eroica testimonianza di questi santi si attua altresì la venuta del figlio dell’uomo contemplato nei cieli presso il trono del grande vegliardo (7,13 – 14). Il male è vinto e l’uomo ritrova l’antica gloria di Adamo re universale (7,22.27).

Questo secondo Marco Settembrini ci mostra che la lezione di Daniele prefigura quella di Cristo, che nella persecuzione del giusto maestro di Nazareth apparirà allo splendore del figlio dell’uomo (Mt 26,64). Perciò non rimarrà altro che lasciarsi istruire come già aveva fatto Daniele i suoi saggi accogliendo il Vangelo della mitezza perché il Regno dei cieli è ormai giunto (Mc 1,15).

Fr Gabriele Scardocci OP


[1] Riprendo e amplio gli appunti tratti da M. Settembrini, Esegesi dei profeti posteriori, Appunti ad uso personale degli studenti Fter, 2014 – 2015.

[2] A. Spreafico, La voce di Dio – Per capirei i profeti, Edb, 2014, 163 – 170.

[3] A. Spreafico, 235 – 245.

[4] A. Spreafico, op. cit, 185 – 201

[5] G. Savoca, Abdia – Naum – Abacuc – Sofonia, Paoline, 2006, 132 – 135.

[6] G. Savoca, Abdia – Naum  – Abacuc – Sofonia, Paoline, 2006, 135.

[7] Riprendo e amplio M. Settembrini,  La bibbia la verità e vita, Edizione riveduta e ampliata, San Paolo, Cinisello Balsamo, 2012, 2089 – 2092.

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