La Didaché #cronachedelcristianesimo

Conosciuta anche col titolo Insegnamento dei (Dodici) Apostoli, la Didaché è uno dei testi cristiani extra-canonici più antichi tra quelli che ci sono pervenuti, essendo datata tra la fine del I e l’inizio del II secolo. Si è sempre saputo della sua esistenza, in quanto ad essa fanno riferimento alcuni scritti dei Padri della Chiesa, ma il suo testo greco fu scoperto solo nel 1873 dall’arcivescovo Philotheos Bryennios, metropolita di Nicomedia, nella biblioteca del patriarca di Costantinopoli e pubblicato un decennio dopo. Successivamente sono stati ritrovati altri frammenti di versioni greche, copte, etiopiche e georgiane. L’esame del documento rivela una stretta relazione tra alcune parti della Didaché e opere canonistiche successive, come la Didascalia latino/siriaca e la Doctrina apostolorum latina. Il compilatore del settimo libro delle Costituzioni Apostoliche incorporò l’intera Didaché nella sua opera in una recensione modificata.

Non è chiaro il luogo di composizione di questo antico scritto cristiano, forse la Siria o l’Egitto. Gli studiosi non sono nemmeno d’accordo sul fatto che il suo autore conoscesse i vangeli sinottici o si rifacesse ad una tradizione pre-canonica.

L’insieme del documento si divide in sedici capitoli che è possibile dividere in due parti principali. La prima (c. 1-10) fornisce istruzioni di carattere liturgico. La seconda (c. 11-15) espone degli insegnamenti di carattere disciplinare. Conclude lo scritto un capitolo di sapore apocalittico sulla parusia del Signore.

La prima sezione (c. 1-6) della parte liturgica si occupa dell’istruzione di catecumeni (cioè dei candidati al battesimo). Per esporre la dottrina morale, il testo ricorre all’immagine delle due vie: quella del bene e quella del male, la via della vita e quella della morte. La via della vita è quella che si ispira ai due comandamenti evangelici dell’amore verso Dio e verso il prossimo e ad una forma negativa della regola d’oro (tutto quello poi che non vorresti fosse fatto a te, anche tu non farlo agli altri). La via invece della morte è invece malvagia e piena di maledizione: omicidi, adulteri, concupiscenze, fornicazioni, furti, idolatrie, magie, incantesimi, rapine, false testimonianze, ipocrisie, doppiezza di cuore, frode, superbia, malizia, arroganza, avarizia, turpiloquio, gelosia, insolenza, fasto, ostentazione, imprudenza.

I capitoli 7-10 si occupano della liturgia, concentrandosi sull’amministrazione del battesimo. Il battesimo deve essere impartito nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, preferibilmente con l’immersione in acqua, ma, all’occorrenza, anche per infusione. Il candidato e il ministro del battesimo sono invitati entrambi a digiunare prima dell’amministrazione del sacramento. Il mercoledì e il venerdì sono prescritti come giorni fissi di digiuno.

La recita del Padre Nostro tre volte al giorno è un obbligo per tutti i fedeli e il testo ne fornisce una formulazione prossima a quella del Vangelo secondo Matteo. I capitoli 9 e 10 sono importanti per la storia della liturgia poiché contengono le più antiche preghiere eucaristiche che si conoscano. Queste preghiere sono probabilmente relative alla liturgia eucaristica legata al battesimo dei catecumeni, mentre la funzione eucaristica ordinaria dovrebbe essere quella descritta nel capitolo 14, dove si ricorda che nel giorno del Signore i cristiani si riunivano per spezzare il pane e rendere grazie, dopo però aver confessato i propri peccati perché il sacrificio offerto fosse puro.

La Didaché non fornisce alcuna indicazione che permetta di affermare l’esistenza di un episcopato monarchico al tempo in cui fu scritta. I capi della comunità ricevono il titolo di epsicopi e di diaconi. Non vengono citati i presbiteri. L’organizzazione della chiesa locale proposta da questo documento sarebbe quindi alternativa a quella retta da un collegio di presbiteri, di cui troviamo testimonianza altrove. Solo più tardi queste due forme di organizzazione si fonderanno, dando luogo all’episcopato monarchico vero e proprio.

La Didaché testimonia anche il fatto che accanto alla gerarchia locale, c’erano anche quelli ch’erano chiamati i profeti, ai quali viene riconosciuto il diritto di celebrare l’eucaristia e alla riscossione della decima di tutti i profitti. Il che fa supporre che nella posizione che costoro occupavano godevano di un’alta stima, tanto da non poter essere sottoposti a giudizio.

Il testo raccomanda altamente l’elemosina, ma insiste anche sul dovere di guadagnarsi la vita col lavoro. L’obbligo di provvedere ai bisogni degli altri, infatti, dipende dalla loro incapacità di lavorare.

L’idea di chiesa che propone la Didaché possiede il carattere dell’universalità In primo piano nella coscienza cristiana appare l’idea d’una chiesa che abbracci il mondo intero. Il termine “chiesa” non designa soltanto la riunione per la preghiera, ma anche il nuovo popolo dei cristiani che avranno un giorno stabile dimora nel regno di Dio. Gli attributi di unità e di santità sono particolarmente sottolineati. Il simbolo di questa unità di tutte le unità è il pane eucaristico che da una moltitudine di chicchi forma un unico pane.

L’atteggiamento escatologico ha anche un ruolo centrale in quest’opera. Esso compare di tanto in tanto nelle preghiere eucaristiche e pervade completamente l’ultimo capitolo. L’ora è incerta, ogni cristiano lo sa: ma sa anche che la parusia, la seconda venuta del Signore, è imminente. È dunque necessario che i cristiani si riuniscano spesso per cercare il bene delle loro anime. La Didaché indica i segni che devono preannunciare la parusia e la resurrezione dei morti: i falsi profeti e i corruttori si moltiplicheranno, le pecore si trasformeranno in lupi, l’amore si volgerà in odio. Allora il seduttore di questo mondo apparirà come il Figlio di Dio. Ma quelli che persevereranno nella fede saranno salvati. Allora il mondo vedrà il Signore venire sulle nubi del cielo, e tutti i santi con lui. L’ultimo capitolo si interrompe bruscamente, per cui i più ritengono che l’opera ci sia giunta in modo incompleto.

Adriano Virgili

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