Uno dei film che ricordo con più gioia è certamente quel capolavoro de Il Monello di Charlie Chaplin, del 1921. Lontano dalla computer grafica e dal cinema che tutti conosciamo, questa pellicola di film muto di Chaplin ad è famosa anche per una scena commovente: il giovane Charlot infatti sogna di trovarsi in Paradiso. Qui incontra tanti suoi amici divenuti “angeli” cioè con delle ali dietro le spalle. Il quartiere è adornato di fiori, e tutti sono felici e gioiosi. Il vagabondo Charlot ad un tratto incontra il monello che ha cresciuto e curato: i due si danno un dolcissimo abbraccio.
Ho sempre immaginato il Paradiso in questo modo. Non perché noi diventeremo angeli. Né perché avremo le ali. Ma perché ho sempre pensato al Paradiso come questo abbraccio dolcissimo di Dio. Per l’eternità.
Per l’eternità, finalmente liberati da ogni sofferenza, da ogni fatica, da ogni peccato, uniti ma abbracciati perennemente dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo.
Egli redimerà Israele
da tutte le sue colpe.
Con questo ultimi versi, si conclude l’antico canto ebraico che ci ha accompagnato in questa Quaresima. Il salmista sembra riconoscere un perdono di Dio in un futuro prossimo. All’interno di una presa di coscienza delle proprie fragilità, tutto il popolo ebraico riconosce la redenzione non solo come un semplice atto di assoluzione: ma davvero come un amore tenero, affettuoso e caloroso coinvolgente per tutta la vita.
Nella nostra fede noi crediamo che il Paradiso o Il Cielo, è l’eternità della vita piena con Gesù in cui finalmente ogni credente, definitivamente redento, scopre alla luce dello Sguardo Trinitario la propria identità e il proprio nome (CCC 1025).
Il cielo è dunque la perfetta incorporazione a Gesù stesso, cominciata in modo iniziale nel Battesimo, e che diviene definitiva in Paradiso.
Il Prefazio decimo del tempo ordinario parla di questa comunione nella vita eterna:
“Oggi la tua famiglia, fa memoria del Signore risorto nell’attesa della domenica senza tramonto, quando l’umanità intera, entrerà nel tuo riposo. Allora noi vedremo il tuo volto. e loderemo senza fine la tua misericordia.”
Uno “spicchio” di Paradiso noi lo viviamo già adesso, quando partecipiamo alla messa: Gesù infatti si fa presente nel Pane e nel Vino, e tutti insieme siamo in Comunione con Lui e con gli altri. Proviamo dunque a scoprire la tenerezza e la bellezza dell’abbraccio di Gesù nella prossima messa. Perché al contrario del film di Chaplin, una volta che abbiamo assimilato l’Eucarestia, non ci spunteranno le ali. Ma accadrà qualcosa di più bello: Gesù prenderà dimora in noi. Ognuno di noi diverrà una piccola porzione di Paradiso, in cui vivere e rifugiarsi nelle difficoltà. E al tempo stesso, un Paradiso di cui essere annunciatori e testimoni.
Gesù dolce, Gesù amore.
Fr Gabriele Giordano M. Scardocci OP
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