Dal vangelo secondo Marco 2,
18 Ora i discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Si recarono allora da Gesù e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». 19 Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare»
Uno dei film più divertenti che rivedo sempre volentieri è Il mio grosso grasso matrimonio greco, del 2002. Toula, una ragazza greca che vive negli Stati Uniti, si fidanza con John, americano; per John, farsi accettare dai genitori della sua fidanzata e futura sposa è attività ardua e non priva di pochi ostacoli. La famiglia di Toula è infatti legata alle sue tradizioni greche. Una delle prove più complicate per John è appunto… assaggiare e resistere ai piatti di origine greca che gli vengono rifilati. La prova culinaria avrà un buon esito. Ma al solito, se volete sapere come va a finire cari clubbers, vi rimando alla visione del film.
Finora abbiamo parlato di tanti cibi buoni. Sia io, sia Dany, sia Ale, speriamo che le ricette le abbiate provate e vi siano piaciute. Venendo alla Bibbia, nel testo sacro ci sono cibi puri e sacri, cioè destinati a Dio, e cibi impuri e profani, destinati all’uomo; questa distinzione è ripresa in molti passaggi dell’Antico Testamento, e non è una distinzione di tipo morale. Serve solo a distinguere ciò che è di Dio, in quanto creatore e Signore di tutte le cose, e ciò che è della creatura, sempre e comunque radicalmente dipendente da Lui. Ma nel corso del giudaismo, l’attenzione al digiuno aveva assunto una valenza moralistica, perdendo di senso quello che davvero doveva essere: mostrare la relazione fra Dio e la sua creatura. Nel brano di apertura, infatti, questa mentalità moralistica e bigotta, risuona nelle parole dei farisei contro Gesù. Ecco la prima sfumatura: il Signore sa bene invece che il digiuno è il momento di relazione intima con Dio: perché nel Nuovo Testamento è una piccola rinuncia ad un bisogno materiale, per elevarsi ad una forma più elevata di preghiera, di carità e di unione con Dio.
La seconda sfumatura interessante è proprio questa: Gesù zittisce l’impeto di digiuno farisaico, mostrando la sua presenza come un banchetto nuziale. Perché questo sta a rivelare la sua identità: che Dio è in quel momento intimo coi suoi discepoli e del digiuno non c’è bisogno. Come scrive allora la biblista Rosalba Manes: “Il digiuno non è occasione per vantarsi dinanzi agli uomini, ma per provare la sincerità del proprio rapporto filiale con Dio.”
Concludiamo allora le riflessioni sul cibo nella Bibbia, preparando il vicino digiuno che avremo fra qualche giorno, il prossimo mercoledì delle ceneri. La nostra prima domanda, iniziando la quaresima, non sia “Oggi si digiuna dalla carne? Si può bere vino?”. Ma “ oggi si digiuna da tutto ciò che allontana da Dio?”. Non ci sarò digiuno più gradito. Anzi. Più grasso e lauto.
Fr Gabriele Giordano M. Scardocci OP
(Daniela & Alessandra vi salutano)
Gesù dolce, Gesù amore
Rispondi